Comunicato Referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari
20 – 21 settembre 2020, Referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari: in difesa delle ragioni del NO.
Per esporre le mie argomentazioni ho scelto come interlocutore Il fatto quotidiano, il giornale che , con maggiore decisione e aggressività, è schierato per il SI al taglio dei parlamentari.
Il 15 settembre in una copertina di quattro pagine viene presentata una “Guida al Referendum / le ragioni del SI e le obiezioni del NO”. Già nel titolo le ragioni del NO vengono declassate ad obiezioni. Il NO non avrebbe vere motivazioni: evviva l’informazione libera ed indipendente! Che diventa un cattivo esempio di informazione.
Nella prima pagina il direttore Marco Travaglio cerca di dimostrare che l’attuale numero di parlamentari (945, di cui 630 deputati e 315 senatori), inserito in Costituzione nel 1963, era già allora espressione di “moltiplicazione di poltrone” . Questa posizione moralistica porta Travaglio a sostenere che anche in democrazia è meglio il “governo di pochi” perché in “pochi si sta meglio” e si lavora in modo più efficiente. In questo modo Travaglio e i sostenitori del SI si allontanano da una visione di democrazia rappresentativa più ampia e plurale garantita da un sistema elettorale proporzionale, insita nella Costituzione del 1948 ed esplicitata nel 1963. Travaglio e i sostenitori del SI diventano, consapevolmente o inconsapevolmente, portatori di una concezione liberale – aggiungerei elitaria/oligarchica = il potere a pochi – secondo la quale un numero più ridotto di eletti sia garanzia di qualità.
Nella prima legislatura repubblicana (1948-53) i parlamentari eletti furono 811 (576 deputati e 237 senatori ); nella seconda (1953-58) il numero aumentò a 823, per arrivare a 842 nel 1958-63 e a 945 nel 1963 . Tenendo giustamente conto che altre due sedi ‘legislative’ sono state istituite – le 20 Regioni con 897 consiglieri, il Parlamento europeo con 76 eurodeputati -, ben altre riflessioni e proposte sono necessarie fare se si vuole veramente e sinceramente consolidare il sistema democratico rappresentativo e partecipativo . Si poteva infatti affrontare la questione della quantità numerica degli eletti cercando di individuare un punto di equilibrio diverso tra quantità e qualità nella rappresentanza in tutti gli organismi legislativi , nazionali e territoriali. E non concentrarsi esclusivamente sul “taglio” dei parlamentari, che ha come effetto principale il ridimensionamento del ruolo del Parlamento e l’indebolimento del potere legislativo rispetto a quello esecutivo.
La stessa maggioranza parlamentare, che ha varato in quarta votazione in via definitiva il taglio di 345 parlamentari (36,5%), 100 in più del taglio previsto dal “Manifesto” della P2 di Gelli (meno 245), si affanna a rassicurare che varerà provvedimenti compensativi per garantire rappresentanza e migliore funzionamento degli organi: una legge elettorale proporzionale , prevedendo però una soglia di sbarramento del 5% che lascerà fuori ancora una volta le minoranze e soprattutto le formazioni politiche critiche e indipendenti; la modifica dei regolamenti ed altre eventuali misure correttive. Che però potevano essere prese prima o contestualmente al “taglio”. Basta questo per avvalorare le ragioni del NO.
Questo taglio chirurgico, grave menomazione del Parlamento, secondo me, è l’approdo di un lungo processo di involuzione antidemocratica e anticostituzionale che parte dalla fine degli anni 70 del secolo scorso, come reazione alle conquiste dei diritti sociali civili e politici grazie alle lotte del movimento operaio e alla mobilitazione della cittadinanza attiva e di un’opinione pubblica consapevole e determinata. Le tappe di questo degrado del nostro sistema – distanziamento crescente tra classi dirigenti e popolo, tra eletti ed elettori, tra società e apparati statali – si intrecciano con il predominio globale del capitalismo neoliberistico e si svolgono con modalità diverse secondo le specificità storiche di ogni Paese. L’Italia viene stretta nella morsa della criminalità organizzata e nelle stragi neofasciste e tentativi di eversione dell’ordinamento costituzionale: la divisione del mondo in due blocchi con l’Italia e l’Europa subalterne agli USA, piano autoritario della loggia massonica della P2, progetti di stravolgimento della Costituzione, limitazione della rappresentanza tramite l’eliminazione del proporzionale e la produzione di leggi elettorali “porcate” (maggioritario, premio di maggioranza, violazione del diritto di scelta da parte dell’elettore , elezione diretta dei sindaci e dei presidenti delle regioni con aumento squilibrato del potere esecutivo rispetto al legislativo e alle assemblee elettive, modifica del titolo V della Costituzione che ha portato alla trasformazione delle regioni in 20 staterelli, tentativi di stravolgimento dell’ impianto costituzionale da parte del centrodestra di Berlusconi (2006) e del centrosinistra di Renzi (2016). Da questa essenziale e schematica panoramica emerge con evidenza che gruppi dominanti delle classi dirigenti del nostro Paese – l’oligarchia interconnessa di ogni collocazione (centro, destra, sinistra) – dimostrano ancora una volta quella inadeguatezza allo svolgimento del proprio ruolo politico per il bene del Paese e per lo sviluppo della democrazia e della partecipazione . Da questo vizio originario di fare politica per l’interesse particolare e privato , al servizio dei grandi interessi, è scaturita la persistente ostilità nei confronti della nostra Costituzione repubblicana , i continui tentativi di stravolgerla nella direzione di un sistema bipartitico scimmiottando il sistema statunitense (nonostante la sua crisi strutturale), oligarchico , presidenzialistico , o addirittura invocando l’ uomo solo al comando. Una classe dirigente ormai “nominata” da capi-bastone e non scelta da cittadini elettori.
Afferma saggiamente l’ANPI, che dà l’indicazione di votare NO: “ Con la vittoria del SI verrebbe indebolita la centralità del Parlamento a favore dell’esecutivo. In Italia riemerge periodicamente il richiamo all’uomo forte ( pericolosa continuità con il fascismo ) che dovrebbe risolvere i problemi del Paese. La riduzione dei parlamentari non significa maggiore efficienza del Parlamento, il cui ruolo è stato svilito con i sempre più frequenti ricorsi ai decreti legge e al voto di fiducia. Il taglio è puro gesto di ossequio alla deriva delegittimante delle istituzioni rappresentative”.
Votiamo NO. E impegniamoci a pretendere che la Costituzione nata dalla Resistenza e dalla liberazione dal nazifascismo venga applicata , in primis nella pratica attuazione dei principi di uguaglianza solidarietà libertà e dei diritti sociali civili politici.
Giuseppe Natale, 18 settembre 2020